lunedì 11 giugno 2007

La rabbia e la politica

Il 9 giugno è passato, ma non hanno ancora sedimentato le immagini, almeno per quanto riguarda me. Ci sono stati tanti giorni prima. Il 18 maggio, con l’assemblea generale, altre giornate di discussioni fugaci, il 4 giugno con l’assemblea per lo spezzone studentesco e il 7 con l’assemblea cittadina lanciata da SR. Infine, è arrivata la manifestazione con gli 80000 ed è passata più in fretta degli altri giorni.
L’unità dice che era un corteo di arrabbiati, soli e con molti leader politici pronti a scaraventarli verso altri leader politici. Forse è così. Tante le sigle e siglette della sinistra dura e vecchia, ma facevano la coda del corteo e della storia. Tante le facce che si distinguevano tra gli spezzoni dei centri sociali, dei sindacati, dei presidi permanenti. Gente diversa arrabbiata con chi ha votato e da cui è stata in qualche modo tradita, anche se molti lo sapevano. Lo spezzone studentesco era piccolo e caleidoscopico. Noi, liberi e ingenui, con le nostre magliette, quelli del coordinamento, i ragazzi delle superiori. No sto qui a continuare l’elenco.
È difficile per me scrivere ora che le immagini sono ancora indefinite, prive di linguaggio. Eppure devo cominciare a farlo. Quando i 20 o 50 più arrabbiati e più soli, approfittando di un difetto di organizzazione (e di pensiero), hanno attaccato lo spettacolo dei lanci, poteva finire tutto. Ma c’erano i ragazzi che hanno provato a mettersi in mezzo con le mani alzate e una donna che gli scopriva i volti. Allora non è finito tutto, ma le cose che possono cominciare sono tante e non tutte belle.
La cosa era partita male, coi vari capi e capetti che cercavano di aggiustarsela al meglio perché andasse dove loro volevano. Qualcuno schifato ha abbandonato, ma non è forse anche questo un modo di usare la rabbia di altri a proprio vantaggio?
Manca l’immagine di una donna. Una donna vestita di rosso e che sorride, tendendo la mano ai sani tra quegli ottantamila e agli altri. Che sappia condurli fuori dalla rabbia verso la vita.
I Cannavò, i Bernocchi, i Turigliatto, i Ferrando... sono solo uomini di passaggio e anche di scarso carisma. L’immagine di una politica che ha perso la sua maschera di donna fascinosa. Ci siamo liberati dei vecchi cavalcatori del movimento. Liberiamoci di tutti gli altri.

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