domenica 3 giugno 2007

ancora su scienza e ricerca umanistica

Qualche tempo fa vi avevo parlato di una mia lettera apparsa su La Comune. Nell'ultimo numero del quindicinale di Socialismo Rivoluzionario è stata pubblicata una risposta che qui vi riporto:

Ho trovato interessante la lettera di Emanuele su La Comune n.83 e le riflessioni che mi ha stimolato si sono intrecciate alla lettura del quaderno del seminario della Direzione ricerca di Utopia Socialista, in cui si riporta l'inquadramento tenuto da Dario Renzi. L'interrogativo posto da Emanuele sulla possibile alleanza tra scienza e ricerca umanista socialista lo trovo gravido di interessanti sviluppi anche se la strada penso sia ripida e impervia.
La scienza oggi è una realtà malevola e distruttiva per la stragande maggioranza dell'umanità. Autoproclamatasi paradigma della verità si gonfia nelle accademie sempre più elitarie, prepotenti e ignoranti, si fa religione terrena predicando l'ineluttabilità del progresso e il culto del razionalismo. Promette l'immortalità e, sommamente nel XX secolo, si è asservita all'industria della morte. Sempre più ciecamente si propone come soluzione per i disastri da lei stessa causati. Maestra di oggetivismo alienante e cinico non riconosce la sua ignoranza dell'umanità. Strumento presuntamente obiettivo di conoscenza del mondo si è fatta ostacolo alla conoscenza di noi stessi. Cavarsela con la neutralità dello strumento mal indirizzato la trovo una scorciatoia troppo sbrigativa e superficiale.
Eppure la scienza muove da quella incessante e testarda ricerca di verità che radica in ognuno di noi, in ogni nostro simile di tutte le età, in tutti i luoghi e in tutti i tempi; in quella sete di conoscere così integralmente umana. Infrangendo la cortina accademica che propaganda ed insegna lo sviluppo continuo e lineare del pensiero scientifico ci accorgiamo che quest'ultimo è ricco di scontri, biforcazioni, avanzamenti e arretramenti, difficili da attribuire a cause oggettive. La scienza, infatti, è impresa umana. Questa verità cosi essenziale, a prima vista banale, come ci ricorda Emanuele, è da sempre ignorata, in primo luogo dalla stessa scienza. La teoria non riconosce la sua origine e se ne separa. Tra gli irrisolti che vanno accumulandosi e intrecciandosi nella vicenda del pensiero scientifico resta un irrisolvibile essenziale: l'umano. La "confusione epistemologica" citata da Emanuele, portata dalla nascita della fisica quantistica ad inizio Novecento ha sicuramente sconquassato il determinismo assoluto di genitura illuminista ma è stata lungi, a mio parere, dall'aver significato un minimo risanamento di questa intima e violenta lacerazione.
Dunque la ricerca umanista socialista non ha niente da imparare dalla scienza? Tutt'altro. Non solo perché la nostra ricerca, che vuole essere aperta, complessiva e essenzialista, è attenta a dati e scoperte che vengono dal campo scientifico ma anhce perché sulla metodologia della ricerca, la scienza, sono convinto, può dirci molto. Certo dobbiamo conquistarci uno sguardo che sappia andare oltre la scarnificazione che la scienza ha fatto di se stessa, che si liberi della gabbia progressista e oggetivista in cui si muove; uno sguardo schierato, caldo, rigoroso, che faccia riemergere nella sua concretezza e inafferabilità l'origine di tutte le teorie scientifiche: l'umano appunto. Forse allora la scienza potrà apparirci non insita nella natura ma finalmente creatura umana, quindi contraddittoria, imperfetta, molteplice; e come tale ricca di lezioni, spunti, suggestioni, per noi che indaghiamo la natura nostra di specie, alla ricerca dell'autoemancipazione.

Vallombrosa, 16 maggio 2007
Mario Menichetti

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